Il corteggiamento è stato lungo e, a quanto appare dai rispettivi diari, piuttosto contrastato.
Dagli scritti di entrambi si colgono momenti di passione e dolorosi momenti di silenzio. Si guarda con qualche apprensione alla vita milanese di Pino, si teme per i rapporti di parentela, Adriana e Pino sono cugini di terzo grado: circolano timori per una eventuale disposizione alla tubercolosi, che aveva tanto infierito nella famiglia Badoni. Adriana, come appare dal diario personale, cerca sicurezza nell’aspetto del futuro sposo come nella bontà dei suoi polmoni.
Il matrimonio con Adriana Molteni avviene in Como, dove vive la famiglia della sposa, il 17 settembre 1908. Famiglia e lavoro procedono assieme, GRB entrerà nello stesso anno in azienda: non ha ancora 26 anni.
Da Roma, alla conclusione del viaggio di nozze, Adriana scrive:
Adriana, ha studiato e viaggiato, si esprime in tedesco e in francese, appare una donna intensa e bella che diventerà, dopo la morte prematura, un mito.
Nel 1909 nasce la prima figlia, Laura, come la nonna paterna e poi Sofia, Piera, Rosa, nel 1916 Antonio. Le foto del tempo ritraggono 5 bambini in posa, vestiti alla marinara.
In casa verrà ad aiutare la famiglia Giuseppina Tentori che sarà per tutti noi ‘la Mina’: resterà in casa 75 anni, fino alla morte.
Emilia, ultima dei 3 figli di Francesco Gattini e Giuseppina Fiocchi, vive, con la famiglia, in un’ala della stessa casa in cui abita GRB coi suoi bambini. Pino, rimasto vedovo con cinque figli, osserva, spera, si dichiara:
È una lettera colma di affetto, di speranze e di progetti: GRB non vuole per la futura sposa un ruolo di supplente, ma un ruolo di moglie e di madre. Nella stessa lettera immagina ‘delle testoline nere’ accanto alle 5 testoline bionde che al momento hanno un’età tra i 15 e gli 8 anni. Le testoline nere, come neri sono i capelli della mamma, saranno sette e tutte femmine, in una famiglia che ha sete di maschi: Adriana, Maria, Elisabetta, Costanza, Nicoletta, Franca, Marta.
GRB e Emilia Gattini si sposano il 23 aprile 1924.
La città e i parenti Fiocchi guardano con qualche perplessità al compito gravoso che questa ragazza ventottenne si prende.
Scrive Franca Origoni al figlio Giulio Fiocchi:
risponde Giulio:
Sarà una storia lunga e intensa che attraverso tempi difficili e a volte dolorosi li vedrà uniti, sino alla fine.
I ritmi precisi della giornata seguivano quelli paterni: prima colazione in cucina, poi GRB attraversava il giardino per entrare in fabbrica lungo il percorso della ‘Fiumicella’, il prezioso canale che, dal Gerenzone, dava, lungo il suo percorso, forza motrice alle officine. Scodinzolavano vicino a GRB i cani. I figli a scuola o al lavoro.
Suonava il tam tam, la tavola, all’ora dei pasti, era lunga e affollata: GRB a capotavola.
Occhi attenti seguivano i movimenti delle portate nella speranza che gli ultimi potessero giovarsi della discrezione dei primi.
La puntualità a tavola era un obbligo, i ritardatari venivano inviati direttamente in cucina.
Piera era addetta al caffè, salutato da una poesia casalinga: “chi vuole il caffè lo prenda da sé, perché non sapendo se tanto, se poco, è meglio che ognuno si faccia il suo gioco”
Dopo una breve siesta GRB era di nuovo in ufficio, gli studenti sui libri.
Compleanni e onomastici erano puntualmente festeggiati, così le lauree.
La festa delle feste era il Natale, quando GRB guidava la processione di figli e nipoti fino alla porta del salone di casa, dove ci aspettavano l’Albero di Natale e il Presepe, ogni anno diverso.
Accanto ai riti cristiani GRB aveva trovato il modo di riunire la numerosa famiglia attorno a riti laici: i doni dei magi, nel giorno dell’Epifania, verranno accompagnati da una sorta di festa del ‘Risparmio’: i salvadanai, di solito allineati sul camino di casa, venivano portati dai figli in processione in giardino; GRB guidava la processione e premiava il miglior risparmiatore.
Quanto alla Pasqua, oltre a una popolata ricerca delle uova in giardino, è rimasto nel nostro ricordo il lancio della mongolfiera: una ascesa al cielo laica, frutto di preparativi che, benché accurati, non ne evitavano a volte l’incendio; eppure, quando la grande mongolfiera si alzava vibrando dal piazzale davanti a casa, tutti gli occhi erano elevati al cielo.