Il Diario, un quadernetto nero trovato recentemente dalla nipote Maddalena Parise in un cassetto segreto, inizia nel 1900, a compimento del diciottesimo anno e termina nel 1907, anno della laurea in ingegneria a Milano, anno della promessa ufficiale di matrimonio con Adriana Molteni.
22 Novembre 1900
…E’ su questo quadernetto che io voglio riportare alcuni momenti della mia giovane esistenza, alcune tenzoni del mio cuore, alcune gioie d’esso e anche alcuni momenti tristi nei quali penso ai cari lontani…
Dicembre 1900
…Ahimè, in questi giorni pensando alla mia solitudine, mi vedo giovane e già orfano, sento che mi mancano i cari consigli del babbo e gli affabili ammonimenti della mamma…
Como 31 gennaio 1902
…Dopo parecchio tempo impegno di nuovo la penna. Sono passati dei mesi e con essi una copia tale di avvenimenti da rendere pazzo al solo pensarvi. Perché sono a Como e non più a Milano? Perché? Perché sono stato bocciato. Sicuro, un professore di tedesco l’ha fatto con coscienza d’uomo veramente giusto…
Castello 28 dicembre 1905
…Quante cose passate, l’ultima volta che scrissi su queste pagine era a Como, ora sono qui per le vacanze ma solitamente sto a Milano, sono in quart’anno al Politecnico; ma confesso che sono arrivato senza trarne alcun profitto. Chissà forse quest’anno mi gioverà di più…
Ma in questi anni passati una grande idea si è venuta maturando nella mia mente, un’idea che è una persona, un nome. Adriana! “
Milano, 21 marzo 1906 Nella mia camera di via Annunciata al 2
…Molte promesse io ho fatto a me stesso, e per fortuna solo a me, nel segreto invisibile dell’anima mia, anelando a sopprimere tutto ciò che mi teneva nel fango opprimendomi. Promesse forti e belle, ma ahimè tradite, che ora mi rifaccio con quello slancio dei bei momenti, invocando Dio mio testimone e mio aiuto nel loro mantenimento…
…sono una bestia strana …
Così si definisce GRB scrivendo alla futura sposa.
Si può intuire dal diario che GRB sia stato un bambino molto solo, uno studente recalcitrante, un fidanzato non sempre all’altezza, ma un fuoco dentro lo scalda. Tra ideali e realtà quotidiana lo sbalzo è grande.
Il suo diario ha un ritmo di beccheggio, su e giù, dalle alte promesse al ‘fango’
Essere ‘Volitivo’ diventa, per lui, un compito, per il prossimo una richiesta, sino alla fine.
I problemi del tempo e le scelte di ogni vita lo vedono attento e appassionato: se la prende con Darwin e i suoi seguaci, colpevoli, secondo lui, di contaminare gli ideali dell’uomo con istinti scimmieschi. A Dio si rivolge come a un ideale supremo, ma è in dubbio sempre sulla sua fede. Diffida degli intermediari e della Chiesa, dei suoi apparati e delle sue ‘giaculatorie’: la vedrebbe più volentieri occuparsi dei poveri e delle loro necessità.
GRB ha fretta, compare, già da ragazzo, una sua caratteristica: tra idea, progetto e opera conclusa il tempo dovrà essere breve. Le idee sono già progetti, i progetti piani di lavoro, le indicazioni lasciano poco spazio a ripensamenti: non ama la delega, sopporta male gli intralci, in compenso si butta nell’opera con tutte le sue energie e con una capacità di coinvolgimento che tutti gli riconoscono, non sempre apprezzano.
Chi gravita nelle sue vicinanze non potrà pensare di restare con le mani in mano. Questo varrà tanto per la vita cittadina come per quella familiare. Per citarne una, a mia memoria, i turni per pompare l’acqua dalla cisterna nella casa ai pian dei Resinelli, ma anche la raccolta dei cachi o, durante la guerra, quella delle patate, nel prato del giardino trasformato in campo.
Se la meta era preparata e prevista, non pare sia stata facile la strada per arrivarci.
Domenica 25 marzo 1906
…la zia compie il sessantesimo anno di età, voglio poterle dire che sarò lavoratore, che comincerò una vita di studio. Compito grave e difficile nell’ambiente in cui vivo, trascinato a viva forza dai compagni ad occuparmi d’Associazione, di Congressi e altro fuorché di scuola.
Rigenerazione ardua, ma appunto per questo bella, appunto per questo attraente.
Se non fosse il sciocco convenzionalismo, la vecchia etichetta che tutto vela e ostacola io le scriverei queste mie ansie…Ma solo qui a Milano dove nessun amico mi capisce, dove se mi svelassi sarei ridicolo, obbligato a tutto chiudere in me, col continuo studio di apparire ciò che non sono, fingendo scetticismo e materialismo, quando invece sono sognatore di ideali, mi rovino l’anima e mi stanco il cuore…
La sera del 3 dicembre 1906 a Castello
Sono di ritorno da un breve giro. Partito il 22 mattina da Milano siamo arrivati la sera a Strasburg, da dove, la mattina dopo, ci siamo recati in treno a Saarbrücken per visitarvi le officine colossali di Burbach e di Brebach.
Sia in un posto che nell’altro la mia mente è rimasta sbalordita per la grandiosità dell’impianto per la celerità delle lavorazioni, per la tecnica mirabile osservata in tutti i particolari.
In quelle officine l’animo mio era trascinato a voli altissimi, sentivo tutta la superbia di essere uomo per fatto che l’uomo sa compiere queste grandi opere, e il mio minuscolo io, l’io di misero studente s’elevava ad altissime speranze di essere un giorno qualche cosa e l’occhio scrutava in ogni angolo per apprendere!
Mürren il 17 agosto 1906
Sera
…quasi spaventato dal pensiero che fra un anno sarò ingegnere, ritengo che sia giunta finalmente l’ora di una maggiore serietà. Per essere ingegnere non è sufficiente un diploma, è necessario sapere- sapere con chiarezza…
A 6 anni Giuseppino è già orfano di madre, a 10 del padre, a 17 anni avrà perso anche fratelli e sorelle, ad eccezione di Rosa.
L’ombra lunga della morte si insedia presto nella sua vita, lo accompagna, lo sfida e ne è sfidata: nel 1918, morirà, nell’epidemia di ‘Spagnola, la giovane moglie Adriana Molteni, cui seguirà, nel 1921 quella del cognato, Cesare Stabilini. Nel 1943 l’ultima, sferzante tragedia: la perdita dell’unico figlio maschio, Antonio. Arruolato in marina, come tutti i dipendenti della ‘Badoni’, Antonio, da poco laureato in ingegneria, morirà il 16 aprile del 1943, a bordo della torpediniera ‘Cigno’, attaccata nel Canale di Sicilia e inabissatasi con la gran parte del suo equipaggio. Verrà dichiarato ‘disperso’. GRB scriverà alla moglie Emilia: ”Lui era, meglio è il capolavoro della mia vita, con lui la mia vita sarebbe continuata senza scosse, tanto è l’identità fisica e morale che di noi due ha sempre fatto una cosa sola!”
La morte di Antonio segnerà per sempre il futuro di ognuno di noi, ma GRB resiste: i costi non saranno trascurabili per l’azienda e per la famiglia.
Per l’azienda, che GRB continua a immaginare a conduzione famigliare, si aprono i problemi legati alla sostituzione di Antonio. Per noi, figlie femmine, si prefigura il compito di una riparazione impossibile, che segnerà, in modi diversi, le nostre vite.
GRB è un resiliente ante litteram: rimbalza di lutto in lutto, di tensione in tensione, traendo energie da ogni prova; assomiglia il suo comportamento al ‘tuffo della vittima’ che lo abbiamo visto fare a 70anni di età: si lasciava cadere all’indietro, ma arrivava in mare con una verticale perfetta, vittima si, ma applaudita.
Nella sua vita itinerante e complessa, Lecco, il suo lago, le sue montagne saranno un punto di riferimento sicuro, un banco di prova, il segno di un ritorno a casa. La fabbrica promessa di un compito che lo attende, garanzia per il futuro suo, della numerosa famiglia, di tutti gli operai che vi lavorano, la casa custode degli affetti.